Umani come benefattori e distruttori della biodiversità nel corso della storia

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Di Fedele Bello
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Paesaggio che mostra piante diverse e aree aride adiacenti.

RomeGli esseri umani hanno influenzato i cambiamenti della vegetazione per millenni, talvolta favorendo la biodiversità. Un recente studio dell'Università di York ha esaminato questa relazione complessa. I ricercatori hanno utilizzato un dataset globale di pollini per studiare le comunità vegetali dall'epoca di 12.000 anni fa fino alla Rivoluzione Industriale. Hanno scoperto che l'uso del suolo da parte degli esseri umani spesso accelerava i cambiamenti nelle comunità vegetali.

I risultati hanno mostrato effetti diversi su piante e animali in diverse zone.

  • Nell'emisfero settentrionale, la diversità delle piante è solitamente aumentata grazie all'attività umana.
  • In Africa, Sud America e in alcune zone del Nord America, l'uso del suolo da parte dell'uomo ha spesso portato a una diminuzione della diversità delle piante.
  • Nelle aree con un uso limitato del suolo da parte dell'uomo, la diversità delle piante è generalmente aumentata.

Jonathan Gordon, ricercatore all'Università di York, ha guidato lo studio. Ha affermato che sebbene le azioni umane siano spesso accusate di ridurre la biodiversità, questa è solo una parte della storia. Nel corso del tempo, gli esseri umani hanno infatti aumentato la biodiversità locale e regionale in molte aree.

Nei boschi dell'emisfero settentrionale, l'agricoltura e la silvicoltura hanno aumentato la diversità delle piante parzialmente disboscando il terreno per animali, colture, e abitazioni, creando spazio per le piante amanti della luce. Gordon ha osservato che nelle praterie aperte e nelle savane è più difficile aumentare la diversità delle piante aggiungendo alberi rispetto alla rimozione degli stessi nei boschi. Di conseguenza, la biodiversità è migliorata in queste zone solo quando l'uso del suolo da parte dell'uomo era meno intenso.

Lo studio indica che le politiche di conservazione dovrebbero tenere conto dell'interazione umana con gli ecosistemi che dura da millenni. Questa considerazione potrebbe portare a strategie più efficaci per la protezione ambientale. Il professor Chris Thomas del Leverhulme Centre ha sottolineato che spesso si pensa che eliminare l'influenza umana favorisca la natura. Tuttavia, in molti luoghi, la biodiversità trae beneficio dal modo in cui gli esseri umani hanno gestito l'ambiente nel corso del tempo.

In Europa, l'antica agricoltura a bassa intensità favoriva la biodiversità. Ripristinare questi metodi agricoli ormai dismessi potrebbe supportare gli sforzi di conservazione. Anziché eliminare completamente l'impatto umano, potrebbe essere più vantaggioso integrare le pratiche tradizionali all'interno dei vari ecosistemi.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Ecology and Evolution, propone una nuova interpretazione che mette in discussione convinzioni diffuse sull'impatto umano sulla biodiversità.

Lo studio è pubblicato qui:

http://dx.doi.org/10.1038/s41559-024-02457-x

e la sua citazione ufficiale - inclusi autori e rivista - è

Jonathan D. Gordon, Brennen Fagan, Nicky Milner, Chris D. Thomas. Floristic diversity and its relationships with human land use varied regionally during the Holocene. Nature Ecology & Evolution, 2024; DOI: 10.1038/s41559-024-02457-x
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