Nuovo farmaco sperimentale per il cancro mostra potenziale nella rimozione dell'HIV dal cervello
RomeUn nuovo farmaco inizialmente sviluppato per combattere il cancro ha mostrato promesse nel liberare le cellule cerebrali dall'HIV. Gli scienziati del Tulane National Primate Research Center hanno scoperto che il farmaco, chiamato BLZ945, riduce notevolmente i livelli di SIV (la versione del virus che colpisce i primati) nel cervello. Il meccanismo d'azione consiste nel mirare e rimuovere specifiche cellule immunitarie che trattengono il virus. Questo studio, pubblicato sulla rivista Brain, rappresenta un passo significativo nella cura dell'HIV, specialmente per i problemi cerebrali che le terapie attuali non riescono a risolvere completamente.
Un nuovo studio ha rivelato che i macrofagi, un tipo di globuli bianchi, fungono da riserva a lungo termine per l'HIV nel cervello. Questo fenomeno si verifica perché la terapia antiretrovirale (ART) non riesce a penetrare efficacemente nel cervello a causa di una barriera protettiva. Utilizzando un farmaco chiamato BLZ945 per bloccare un recettore che aumenta nei macrofagi infettati dal virus, gli scienziati sono riusciti a ridurre significativamente la presenza del virus nel cervello.
- BLZ945 colpisce efficacemente i macrofagi infettati da HIV.
- I risultati hanno mostrato una riduzione del 95-99% del carico virale di DNA nel cervello.
- Il farmaco non ha influenzato significativamente le cellule immunitarie essenziali del cervello, come la microglia.
- Non sono stati osservati segni di tossicità epatica significativa ai dosaggi testati.
Questa scoperta è cruciale poiché le cellule immunitarie di lunga durata nel cervello causano problemi cognitivi in quasi la metà delle persone con HIV. Rimuovere il virus dal cervello non solo ne ridurrebbe la presenza, ma migliorerebbe anche la qualità della vita dei pazienti affetti da questi disturbi mentali. Inoltre, utilizzare BLZ945 insieme alla ART potrebbe aiutare a sviluppare strategie migliori per eliminare l'HIV.
Lo studio ha utilizzato tre gruppi di primati per esaminare l'infezione da HIV negli esseri umani. Un gruppo di controllo non ha ricevuto trattamento, mentre gli altri due hanno ricevuto una dose bassa o alta del farmaco. Il gruppo trattato con la dose alta ha mostrato una significativa riduzione delle cellule con recettori HIV e del DNA virale nel cervello. È importante notare che il farmaco non ha danneggiato altre cellule immunitarie vitali né causato danni al fegato, suggerendo che potrebbe essere sicuro per l'uomo.
Questa ricerca potrebbe fare molto più che rimuovere l'HIV dal cervello. Indica che potremmo essere in grado di raggiungere altre parti del corpo dove il virus si nasconde e che sono difficili da trattare con i metodi attuali. Questo nuovo approccio potrebbe rivoluzionare il trattamento dell'HIV e avvicinarci a una cura, invece di limitarsi a mantenere il virus sotto controllo.
Questa ricerca sottolinea l'importanza di integrare diversi campi nel trattamento medico. Un farmaco antitumorale si è rivelato utile anche nella cura dell'HIV, evidenziando i vantaggi degli sforzi di ricerca combinati. Ulteriori studi, in particolare quelli che utilizzano sia BLZ945 che ART, potrebbero portare a metodi migliori per eliminare l'HIV. Ciò rappresenterebbe un grande progresso in un difficile ambito del trattamento dell'HIV.
La ricerca è stata finanziata da vari contributi del National Institutes of Health, tra cui il National Institute of Mental Health e il National Institute of Neurological Disorders and Stroke. Ciò dimostra quanto siano cruciali i finanziamenti a lungo termine e le risorse per la ricerca medica di rilievo.
Lo studio è pubblicato qui:
http://dx.doi.org/10.1093/brain/awae153e la sua citazione ufficiale - inclusi autori e rivista - è
Diana G Bohannon, Laurent D Zablocki-Thomas, Evan S Leung, Jinbum K Dupont, Julian B Hattler, Jolanta Kowalewska, Miaoyun Zhao, Jiangtao Luo, Marco Salemi, Angela M Amedee, Qingsheng Li, Marcelo J Kuroda, Woong-Ki Kim. CSF1R inhibition depletes brain macrophages and reduces brain virus burden in SIV-infected macaques. Brain, 2024; DOI: 10.1093/brain/awae153Condividi questo articolo