Nuova terapia ibrida: blocco preciso dell'immunoproteasoma per disturbi immunitari

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Di Giovanni Dosa
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Molecola ibrida che prende di mira le cellule immunitarie con precisione.

RomeRicercatori hanno fatto progressi nel trattamento dei disturbi immunitari creando un metodo più preciso per bloccare l'immunoproteasoma. Questo complesso enzimatico è cruciale per il sistema immunitario nel combattere le infezioni, ma una sua eccessiva attività può causare malattie autoimmuni. La principale difficoltà è stata sviluppare un inibitore che mirasse esclusivamente all'immunoproteasoma, senza interferire con altri tipi di proteasomi fondamentali per la pulizia e l'eliminazione dei rifiuti cellulari.

Un team di ricercatori, guidato da Helge Bode del Max Planck Institute for Terrestrial Microbiology, in collaborazione con Michael Groll della Technical University Munich e Markus Kaiser della University of Duisburg-Essen, ha creato un nuovo composto combinando enzimi specifici. Utilizzando peptidosintetasi non ribosomiali e sintasi polichetoidiche, enzimi che producono peptidi e polichetoidi, hanno ottenuto un ibrido peptide-polichetoide. Questo composto potrebbe rivelarsi cruciale per lo sviluppo di nuovi inibitori specifici per l'immunoproteasoma.

Punti chiave sul nuovo sviluppo:

  • La nuova tecnica utilizza la tecnologia XUT per manipolare i siti di attracco nei domini di tiolazione.
  • Ciò consente la fusione di peptidi sintetasici non ribosomiali e sintasi polichetidiche.
  • In natura esistono già ibridi simili, come le sirbactine, che inibiscono i proteasomi negli organismi superiori.
  • Le sirbactine sono note per causare la morte cellulare bloccando i sistemi di smaltimento dei rifiuti, rendendole potenziali farmaci antitumorali.

I metodi tradizionali per bloccare l'immunoproteasoma spesso causano effetti collaterali indesiderati. Gli inibitori attuali non sono abbastanza specifici e possono interferire con altre funzioni cellulari. I ricercatori stanno utilizzando un nuovo ibrido peptide-policheto per creare farmaci più precisi che mirano meglio all'immunoproteasoma. Questo approccio può ridurre il rischio di effetti collaterali, fondamentale per la sicurezza dei pazienti.

La ricerca offre numerose applicazioni potenziali oltre al trattamento dei disturbi immunitari. Le stesse tecniche potrebbero essere impiegate per sviluppare farmaci per altre condizioni in cui bloccare il proteasoma è utile, come alcuni tipi di cancro. Le syrbactine, sostanze naturali che hanno ispirato questa ricerca, mostrano già potenziale nel causare la morte delle cellule tumorali.

I ricercatori intendono migliorare ulteriormente questi composti. Utilizzeranno modelli computerizzati e metodi di test rapidi per creare e testare nuove versioni in tempi brevi. Questo aiuterà a trovare i candidati migliori e più specifici per diversi usi medici. Sebbene il composto attuale non sia ancora perfetto, rappresenta un buon punto di partenza per il futuro lavoro nell'inibizione mirata dell'immunoproteasoma. Questa ricerca segna un grande passo avanti nella realizzazione di trattamenti migliori e più sicuri per le condizioni legate al sistema immunitario.

Lo studio è pubblicato qui:

http://dx.doi.org/10.1016/j.chempr.2024.07.013

e la sua citazione ufficiale - inclusi autori e rivista - è

Leonard Präve, Wolfgang Kuttenlochner, Werner W.A. Tabak, Chiara Langer, Markus Kaiser, Michael Groll, Helge B. Bode. Bioengineering of syrbactin megasynthetases for immunoproteasome inhibitor production. Chem, 2024; DOI: 10.1016/j.chempr.2024.07.013
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