Interventi precoci: la svolta promettente per bloccare l'avanzamento dell'Alzheimer

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Di Giovanni Dosa
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Cervello illuminato con connessioni neuronali e simboli di proteine.

RomeRicercatori dell'Università Tecnica di Monaco (TUM) hanno fatto importanti passi avanti nella malattia di Alzheimer. Hanno sviluppato un farmaco proteico che mira alla molecola beta amiloide, collegata all'iperattività delle cellule nervose, un segno precoce dell'Alzheimer. Sotto la guida del Dr. Benedikt Zott, del Prof. Arthur Konnerth e del Prof. Arne Skerra, il team ha ottenuto risultati positivi negli studi sui topi, suggerendo che i problemi delle cellule nervose causati dalla malattia potrebbero essere risolti. Questi risultati sono stati pubblicati su Nature Communications.

Principali risultati della ricerca:

  • Sviluppo di anticalina che lega l'amiloide-beta (H1GA)
  • Riduzione dell'iperattività neuronale nelle fasi iniziali dell'Alzheimer
  • Utilizzo di Escherichia coli geneticamente modificato per la produzione proteica
  • Iniezione diretta della proteina nella regione dell'ippocampo cerebrale

Ricercatori del TUM hanno sviluppato una proteina attiva utilizzando batteri geneticamente modificati e tecniche avanzate di progettazione proteica. Hanno iniettato questa proteina nella regione dell'ippocampo dei cervelli dei topi. Le cellule cerebrali iperattive si sono comportate come cellule sane. Questo nuovo metodo ha avuto risultati molto migliori rispetto a tentativi precedenti, come le sperimentazioni con solanezumab nel 2016, che non erano altrettanto efficaci.

Gli scienziati sono ottimisti ma prudenti. Sebbene i risultati dei test sugli animali siano promettenti, applicare queste scoperte ai pazienti umani rappresenta ancora una grande sfida. Sperano che il farmaco a base di proteine possa fermare o addirittura invertire le fasi iniziali dell'Alzheimer, il che sarebbe un enorme miglioramento rispetto alle attuali opzioni terapeutiche.

Restano ancora importanti domande da rispondere. L'iniezione diretta nel cervello non è praticabile per un uso diffuso sugli esseri umani. Gli scienziati stanno ora cercando di individuare metodi più efficaci per somministrare le terapie che possano essere utilizzati negli ospedali e nelle cliniche.

Trovare una cura che fermi o faccia regredire l'Alzheimer sarebbe una svolta epocale. Attualmente, l'Alzheimer colpisce circa 55 milioni di persone nel mondo, con 10 milioni di nuovi casi ogni anno. Le terapie attuali si limitano a gestire i sintomi senza affrontare le cause principali della malattia. Se questo nuovo trattamento si rivelasse efficace sugli esseri umani, potrebbe rivoluzionare il modo in cui l'Alzheimer viene trattato a livello globale.

Questa ricerca potrebbe aprire nuove strade per il trattamento delle malattie cerebrali. Con il continuo perfezionamento e sperimentazione da parte degli scienziati, c'è speranza che presto questo nuovo metodo sarà disponibile per le cure dei pazienti, offrendo un aiuto concreto a molte persone in tutto il mondo.

Lo studio è pubblicato qui:

http://dx.doi.org/10.1038/s41467-024-50153-y

e la sua citazione ufficiale - inclusi autori e rivista - è

Benedikt Zott, Lea Nästle, Christine Grienberger, Felix Unger, Manuel M. Knauer, Christian Wolf, Aylin Keskin-Dargin, Anna Feuerbach, Marc Aurel Busche, Arne Skerra, Arthur Konnerth. β-amyloid monomer scavenging by an anticalin protein prevents neuronal hyperactivity in mouse models of Alzheimer’s Disease. Nature Communications, 2024; 15 (1) DOI: 10.1038/s41467-024-50153-y
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