Segreti nucleari del fermio svelati con luce laser avanzata al GSI/FAIR
RomeScienziati hanno compiuto importanti progressi nello studio della struttura dell'elemento fermio utilizzando spettroscopia laser avanzata presso il centro GSI/FAIR e l'Università Johannes Gutenberg di Magonza. Esaminando diversi isotopi del fermio, l'elemento numero 100, hanno scoperto che la dimensione del nucleo atomico varia con l'aggiunta di più neutroni. Questa ricerca, frutto di uno sforzo internazionale, ci aiuta a comprendere l'evoluzione delle strutture dei gusci nucleari negli elementi pesanti.
Lo studio del fermio offre informazioni cruciali sugli elementi superpesanti. Gli scienziati hanno esaminato gli isotopi di fermio utilizzando tecniche avanzate per via della loro posizione speciale nella tavola periodica. Ecco i punti salienti:
Cariche nucleari si accrescono gradualmente aggiungendo neutroni. Gli effetti locali sul guscio hanno un'influenza minore sul raggio nucleare del fermio. Gli effetti del guscio sono fondamentali per comprendere le energie di legame nucleari. Le tecniche avanzate di spettroscopia laser aprono nuove possibilità di ricerca.
Scoperte Rivoluzionarie con Nuove Tecniche Laser
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Questi risultati sono innovativi grazie all'uso di nuove tecniche laser. I ricercatori hanno esaminato gli isotopi del fermio spostando con precisione gli elettroni a livelli energetici superiori e poi rimuovendoli per poterli misurare. Questo metodo è fondamentale per determinare con precisione le variazioni della dimensione del nucleo tra diversi isotopi.
Scoperta Innovativa: Comprendere le Strutture Nucleari
La ricerca evidenzia un cambiamento nella nostra comprensione delle strutture dei nuclei atomici. Anziché concentrarsi principalmente sugli effetti dei singoli gusci, ora si mette maggiormente l'accento su come i nucleoni, le particelle all'interno del nucleo, si comportano collettivamente. Questo cambiamento è significativo perché suggerisce che, con l'aumento della massa del nucleo, l'influenza degli effetti dei gusci si riduce. Ciò potrebbe facilitare la modellizzazione delle interazioni degli elementi molto pesanti che superano quelli attualmente conosciuti nella tavola periodica.
Questa ricerca migliora la nostra comprensione della stabilità nucleare e del comportamento dei materiali in condizioni estreme. Gli scienziati possono utilizzare queste conoscenze per prevedere le proprietà di elementi non ancora scoperti e affrontare le sfide nella creazione e stabilizzazione di elementi molto pesanti. I risultati mettono in discussione le vecchie idee della fisica nucleare e offrono nuovi modi per studiare questi materiali unici.
Lo studio è pubblicato qui:
http://dx.doi.org/10.1038/s41586-024-08062-ze la sua citazione ufficiale - inclusi autori e rivista - è
Jessica Warbinek, Elisabeth Rickert, Sebastian Raeder, Thomas Albrecht-Schönzart, Brankica Andelic, Julian Auler, Benjamin Bally, Michael Bender, Sebastian Berndt, Michael Block, Alexandre Brizard, Pierre Chauveau, Bradley Cheal, Premaditya Chhetri, Arno Claessens, Antoine de Roubin, Charlie Devlin, Holger Dorrer, Christoph E. Düllmann, Julie Ezold, Rafael Ferrer, Vadim Gadelshin, Alyssa Gaiser, Francesca Giacoppo, Stephane Goriely, Manuel J. Gutiérrez, Ashley Harvey, Raphael Hasse, Reinhard Heinke, Fritz-Peter Heßberger, Stephane Hilaire, Magdalena Kaja, Oliver Kaleja, Tom Kieck, EunKang Kim, Nina Kneip, Ulli Köster, Sandro Kraemer, Mustapha Laatiaoui, Jeremy Lantis, Nathalie Lecesne, Andrea Tzeitel Loria Basto, Andrew Kishor Mistry, Christoph Mokry, Iain Moore, Tobias Murböck, Danny Münzberg, Witold Nazarewicz, Thorben Niemeyer, Steven Nothhelfer, Sophie Péru, Andrea Raggio, Paul-Gerhard Reinhard, Dennis Renisch, Emmanuel Rey-Herme, Jekabs Romans, Elisa Romero Romero, Jörg Runke, Wouter Ryssens, Hervé Savajols, Fabian Schneider, Joseph Sperling, Matou Stemmler, Dominik Studer, Petra Thörle-Pospiech, Norbert Trautmann, Mitzi Urquiza-González, Kenneth van Beek, Shelley Van Cleve, Piet Van Duppen, Marine Vandebrouck, Elise Verstraelen, Thomas Walther, Felix Weber, Klaus Wendt. Smooth trends in fermium charge radii and the impact of shell effects. Nature, 2024; 634 (8036): 1075 DOI: 10.1038/s41586-024-08062-z20 novembre 2024 · 17:56
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