Umani e animali condivideranno più della metà delle terre entro il 2070

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Di Giovanni Dosa
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Paesaggio con fauna selvatica e strutture umane che si intrecciano.

RomeUno studio dell'Università del Michigan prevede che entro il 2070, esseri umani e animali condivideranno più della metà del territorio terrestre. Questo porterà probabilmente a maggiori conflitti, ma anche a nuove opportunità per entrambi. Urbanisti e ambientalisti devono identificare dove si verificheranno queste sovrapposizioni e quali animali saranno coinvolti.

Le ricerche mostrano che circa il 57% della terra nel mondo vedrà un aumento dell'interazione tra esseri umani e fauna selvatica, mentre solo il 12% ne vivrà una diminuzione. Gli incrementi maggiori sono previsti nelle aree agricole e forestali.

L'aumento dell'interazione è principalmente dovuto al fatto che ci sono più persone che vivono sulla Terra, e non ai cambiamenti climatici. Man mano che le persone si spostano in aree che un tempo erano selvagge, gli animali dovranno affrontare più frequentemente la presenza umana. Luoghi densamente popolati come la Cina e l'India sono esempi chiave di dove questo sta accadendo e continuerà a succedere in futuro. Anche le foreste in Africa e Sud America, che ospitano molte specie diverse, sono a rischio.

In Africa e Sud America, il numero di specie diverse sta diminuendo. In Sud America, il numero di specie di mammiferi potrebbe ridursi del 33%, le specie di anfibi del 45%, le specie di rettili del 40%, e le specie di uccelli del 37%. In Africa, le specie di mammiferi potrebbero diminuire del 21%, e le specie di uccelli del 26%.

La biodiversità è cruciale per vari motivi. Anche se il contatto ravvicinato tra esseri umani e animali può provocare malattie—come la pandemia di COVID-19 originata dalla fauna selvatica—molti animali svolgono un ruolo fondamentale per l'ambiente. Gli uccelli che mangiano insetti sono utili per gli agricoltori, mentre animali come avvoltoi e iene ripuliscono i rifiuti e prevengono malattie come la rabbia e l’antrace.

I futuri piani di conservazione devono considerare le aree con elevata attività umana. Metodi tradizionali come la creazione di zone protette stanno diventando sempre meno fattibili a causa dell'espansione urbana e delle questioni di equità. Spostare le comunità che vivono da lungo tempo in queste zone non è più una soluzione accettabile.

I conservazionisti dovrebbero coinvolgere le comunità locali, creare collegamenti tra le aree protette e istituire zone protette temporanee durante periodi cruciali per la fauna selvatica.

Dobbiamo trovare modi nuovi e inclusivi per proteggere la fauna selvatica, così che uomini e animali possano convivere in armonia e sostenibilità.

Lo studio è pubblicato qui:

http://dx.doi.org/10.1126/sciadv.adp7706

e la sua citazione ufficiale - inclusi autori e rivista - è

Deqiang Ma, Briana Abrahms, Jacob Allgeier, Tim Newbold, Brian C. Weeks, Neil H. Carter. Global expansion of human-wildlife overlap in the 21st century. Science Advances, 2024; 10 (34) DOI: 10.1126/sciadv.adp7706
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