La fauna si adatta: animali e presenza umana

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Di Fedele Bello
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Animali che prosperano nell'ambiente urbano tra i grattacieli.

RomeGli animali selvatici si stanno abituando alla vicinanza degli esseri umani. Una ricerca condotta a Potsdam ha analizzato i dati di movimento di oltre 1.500 animali selvatici di diverse specie. È emerso che gli animali nelle aree con intensa attività umana sono meno infastiditi dalla presenza umana. Gli animali dotati di collari GPS si abituano rapidamente dopo il monitoraggio, dimostrando un adattamento alla presenza umana.

Diversi animali hanno mostrato comportamenti differenti nei primi giorni successivi alla loro marcatura. I ricercatori hanno osservato questi cambiamenti nel loro atteggiamento.

Migrazioni e Recupero degli Animali Post-Crisi

Gli erbivori, come alci e eland, si spostavano di più e modificavano il loro comportamento in diversi modi. Gli onnivori e i carnivori, come leopardi e lupi, erano inizialmente meno attivi e coprivano distanze più brevi. Gli animali di maggiori dimensioni si riprendevano più rapidamente rispetto a quelli più piccoli.

Entro quattro-sette giorni, la maggior parte delle specie riprese il loro comportamento usuale, anche se con tempi diversi. Gli erbivori adattarono rapidamente i loro movimenti, impiegando però più tempo per ritornare ai livelli normali di attività. Al contrario, onnivori e carnivori ritornarono ai loro modelli tipici di movimento e attività in circa cinque-sei giorni.

Gli animali che vivono in aree influenzate dall'uomo tornano rapidamente ai loro comportamenti abituali. Questo indica che potrebbero essere abituati alla presenza umana.

Lo studio evidenzia l'importanza di osservare gli animali per un periodo prolungato. I dati raccolti subito dopo l'applicazione dei dispositivi di tracciamento potrebbero non riflettere comportamenti autentici, poiché il processo di marcatura può disturbare gli animali. Un'osservazione prolungata permette ai ricercatori di cogliere comportamenti più spontanei una volta che gli animali si sono abituati ai dispositivi.

Questo studio solleva dubbi su come l'adattamento alle attività umane possa influenzare la natura nel tempo. Man mano che gli animali selvatici si abituano alla presenza umana, potrebbe cambiare il loro modo di cacciare, gli spostamenti e l'uso delle risorse. Ciò potrebbe destabilizzare gli ecosistemi, richiedendo quindi un'attenta osservazione e monitoraggio.

Lo studio mette in luce aspetti fondamentali riguardo l'etica e la scienza nella ricerca sulla fauna selvatica. È essenziale minimizzare lo stress sugli animali durante la cattura e il marcaggio, per ottenere dati accurati. I ricercatori devono perfezionare le metodologie per garantire il benessere degli animali e raccogliere informazioni affidabili.

Apprendere di questi cambiamenti ci aiuta a gestire meglio la protezione della fauna selvatica e lo sviluppo umano. Questo studio rappresenta un passaggio fondamentale per comprendere le relazioni complesse tra persone e animali, man mano che il nostro mondo si urbanizza sempre di più.

Lo studio è pubblicato qui:

http://dx.doi.org/10.1038/s41467-024-52381-8

e la sua citazione ufficiale - inclusi autori e rivista - è

Jonas Stiegler, Cara A. Gallagher, Robert Hering, Thomas Müller, Marlee Tucker, Marco Apollonio, Janosch Arnold, Nancy A. Barker, Leon Barthel, Bruno Bassano, Floris M. van Beest, Jerrold L. Belant, Anne Berger, Dean E. Beyer Jr, Laura R. Bidner, Stephen Blake, Konstantin Börner, Francesca Brivio, Rudy Brogi, Bayarbaatar Buuveibaatar, Francesca Cagnacci, Jasja Dekker, Jane Dentinger, Martin Duľa, Jarred F. Duquette, Jana A. Eccard, Meaghan N. Evans, Adam W. Ferguson, Claudia Fichtel, Adam T. Ford, Nicholas L. Fowler, Benedikt Gehr, Wayne M. Getz, Jacob R. Goheen, Benoit Goossens, Stefano Grignolio, Lars Haugaard, Morgan Hauptfleisch, Morten Heim, Marco Heurich, Mark A. J. Hewison, Lynne A. Isbell, René Janssen, Anders Jarnemo, Florian Jeltsch, Jezek Miloš, Petra Kaczensky, Tomasz Kamiński, Peter Kappeler, Katharina Kasper, Todd M. Kautz, Sophia Kimmig, Petter Kjellander, Rafał Kowalczyk, Stephanie Kramer-Schadt, Max Kröschel, Anette Krop-Benesch, Peter Linderoth, Christoph Lobas, Peter Lokeny, Mia-Lana Lührs, Stephanie S. Matsushima, Molly M. McDonough, Jörg Melzheimer, Nicolas Morellet, Dedan K. Ngatia, Leopold Obermair, Kirk A. Olson, Kidan C. Patanant, John C. Payne, Tyler R. Petroelje, Manuel Pina, Josep Piqué, Joseph Premier, Jan Pufelski, Lennart Pyritz, Maurizio Ramanzin, Manuel Roeleke, Christer M. Rolandsen, Sonia Saïd, Robin Sandfort, Krzysztof Schmidt, Niels M. Schmidt, Carolin Scholz, Nadine Schubert, Nuria Selva, Agnieszka Sergiel, Laurel E. K. Serieys, Václav Silovský, Rob Slotow, Leif Sönnichsen, Erling J. Solberg, Mikkel Stelvig, Garrett M. Street, Peter Sunde, Nathan J. Svoboda, Maria Thaker, Maxi Tomowski, Wiebke Ullmann, Abi T. Vanak, Bettina Wachter, Stephen L. Webb, Christopher C. Wilmers, Filip Zieba, Tomasz Zwijacz-Kozica, Niels Blaum. Mammals show faster recovery from capture and tagging in human-disturbed landscapes. Nature Communications, 2024; 15 (1) DOI: 10.1038/s41467-024-52381-8
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