Studio rivela legame tra long COVID e infezioni persistenti
RomeRicercatori del Brigham and Women's Hospital hanno scoperto che le infezioni persistenti da SARS-CoV-2 potrebbero spiegare i sintomi del long COVID. È emerso che nelle persone affette da long COVID sono spesso presenti proteine del virus nel sangue, contrariamente a chi è completamente guarito. Questa infezione continua potrebbe essere la causa dei sintomi duraturi come stanchezza, difficoltà di concentrazione e dolori muscolari.
Studio rivela presenza di proteine virali in pazienti con long COVID
Lo studio mette in luce osservazioni fondamentali: il 43% dei pazienti con sintomi di long COVID che interessano sistemi maggiori ha mostrato la presenza di proteine virali da 1 a 14 mesi dopo l'infezione. Solo il 21% delle persone guarite senza sintomi presentava queste proteine. I sintomi rilevati coinvolgevano i sistemi cardiopolmonare, muscoloscheletrico e neurologico.
Scoperta sull’impatto del Long Covid
Questa scoperta solleva importanti interrogativi sul Long COVID, indicando che la condizione potrebbe avere più cause. Alcune persone presentano proteine virali, suggerendo che il virus sia ancora presente nel loro corpo, mentre altre manifestano sintomi poiché il loro sistema immunitario è influenzato anche dopo l'eliminazione del virus. Di conseguenza, potrebbero essere necessari diversi tipi di trattamenti per diversi gruppi di pazienti.
Un virus può lasciare tracce nel corpo dopo un'infezione, e questo non è insolito. Ad esempio, virus come Ebola e Zika possono persistere nell'organismo e causare problemi in futuro. Questa considerazione è cruciale per il COVID-19, in quanto lo sviluppo di trattamenti capaci di eliminare completamente il virus potrebbe rivoluzionare la gestione del long COVID.
Lo studio è cruciale per identificare i pazienti che potrebbero trarre beneficio dai trattamenti antivirali. Concentrandosi sul virus presente nel corpo, potrebbe essere possibile ridurre i sintomi a lungo termine. Trattamenti precoci potrebbero migliorare notevolmente la qualità della vita di molti pazienti.
Queste scoperte potrebbero avere un impatto significativo. Se si dimostra che le infezioni persistenti causano i sintomi del long COVID, gli operatori sanitari potrebbero sviluppare test e trattamenti specifici per i pazienti. Sarebbe necessario garantire a tutti l’accesso a metodi di test efficaci, come il test Simoa. Attualmente si stanno conducendo ulteriori ricerche, che ci aiuteranno a comprendere meglio il long COVID e le sue possibili cure.
È evidente la necessità di trovare modi per trattare il long COVID, poiché molti aspetti di questa condizione rimangono sconosciuti. Comprendere il long COVID richiede ricerche continue con l'obiettivo di fare luce su questa sindrome.
Lo studio è pubblicato qui:
http://dx.doi.org/10.1016/j.cmi.2024.09.001e la sua citazione ufficiale - inclusi autori e rivista - è
Zoe Swank, Ella Borberg, Yulu Chen, Yasmeen Senussi, Sujata Chalise, Zachary Manickas-Hill, Xu G. Yu, Jonathan Z. Li, Galit Alter, Timothy J. Henrich, J. Daniel Kelly, Rebecca Hoh, Sarah A. Goldberg, Steven G. Deeks, Jeffrey N. Martin, Michael J. Peluso, Aarthi Talla, Xiaojun Li, Peter Skene, Thomas F. Bumol, Troy R. Torgerson, Julie L. Czartoski, M. Juliana McElrath, Elizabeth W. Karlson, David R. Walt, RECOVER consortium authors. Measurement of circulating viral antigens post-SARS-CoV-2 infection in a multicohort study. Clinical Microbiology and Infection, 2024; DOI: 10.1016/j.cmi.2024.09.001Condividi questo articolo