Summit climatico: stallo finanziario accentua ingiustizie e tensioni globali

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Di Fedele Bello
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"Diverse valute intrecciate attorno a un globo che si rompe"

RomeAlla conferenza sul clima delle Nazioni Unite, i delegati di tutto il mondo sono sotto pressione mentre si avvicinano alla conclusione dei negoziati senza aver raggiunto un accordo sul sostegno finanziario. Le tensioni sono elevate, soprattutto tra i rappresentanti dei paesi in via di sviluppo, che si sentono costretti ad accettare accordi sfavorevoli. Una questione centrale nelle discussioni è la riluttanza dei paesi più ricchi a promettere aiuti finanziari concreti. Questo supporto è essenziale per aiutare i paesi vulnerabili a ridurre l'uso di combustibili fossili, affrontare le sfide poste dai cambiamenti climatici e coprire i danni che ne derivano.

Importanti disaccordi sono emersi: i paesi ricchi non si impegnano a fornire un sostegno finanziario specifico per la transizione verso l'energia pulita. La mancanza di trasparenza sta causando frustrazione nei paesi più vulnerabili. I progressi nella riduzione della dipendenza dai combustibili fossili sono lenti e c'è stato poco avanzamento nello sviluppo di strategie per aiutare i paesi maggiormente colpiti dai cambiamenti climatici.

Circa un trilione di dollari all'anno è necessario, secondo gli analisti, per affrontare adeguatamente queste urgenti necessità. Harjeet Singh del Trattato per la Non-Proliferazione dei Combustibili Fossili ha sottolineato che i negoziati non stanno procedendo bene poiché i paesi sviluppati non agiscono con onestà. Questo stallo minaccia il successo del vertice e mette a rischio la vita di milioni di persone.

Attivisti climatici sottolineano l'urgenza di intervenire, evidenziando che ogni anno le trattative ripetono le stesse questioni irrisolte. Joseph Sikulu di 350.org ha espresso la frustrazione dei partecipanti che, sebbene stanchi, non possono smettere di partecipare poiché i loro paesi sono i più colpiti dai cambiamenti climatici. La mancanza di impegno e trasparenza da parte dei paesi sviluppati è vista come una grande mancanza di rispetto verso coloro che subiscono maggiormente la crisi, mettendo in luce l'ingiustizia nei dibattiti climatici globali.

Le nazioni europee e gli Stati Uniti hanno dichiarato che i piani attuali non sono solidi come gli impegni presi in passato. L'inviato per il clima degli Stati Uniti, John Podesta, è rimasto sorpreso dall'assenza dei risultati concordati a Dubai l'anno scorso nei piani di quest'anno. Queste osservazioni arrivano mentre gli Stati Uniti sono meno coinvolti, in vista di una possibile nuova presidenza di Trump, che potrebbe influenzare le politiche internazionali sul clima.

Mentre la riunione volge al termine, l'attenzione di tutto il mondo è rivolta alla possibilità di raggiungere un accordo. La posta in gioco è elevata e un fallimento potrebbe avere gravi conseguenze, in particolare per i paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici. Stabilire un'intesa finanziaria equa non riguarda solo il mantenimento delle promesse, ma garantire una transizione giusta che non aggravi le disuguaglianze globali.

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